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Eduardo Alfredo Gomez al DON MILANI

Al Liceo linguistico Don Milani di Montichiari Eduardo Alfredo Gomez

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da Admin

Docente

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Venerdì 14 febbraio sarà al Liceo linguistico Don Milani di Montichiari Eduardo Alfredo Gomez per tenere una conferenza in lingua spagnola agli studenti delle classi quarte dal titolo “Lingua madre e patrimonio: un binomio vincente per il volontariato nel Fondo per l’Ambiente italiano”.

Presidente del gruppo “Ponte tra culture”, Eduardo Alfredo Gomez è un esule argentino che ha alle spalle una vita avventurosa: il peronismo, la dittatura militare, le migliaia di desaparecidos, le canzoni di Mercedes Sosa sono per lui ricordi di un paese lontano che torna a far parlare di sé per le drammatiche condizioni sociali e politiche in cui è ripiombato in questi mesi.
Vive nel Bresciano da oltre 40 anni, una vita vissuta fra speranze, emozioni e nostalgie. “Ero un giovane studente di Economia e Commercio e contabile a La Plata quando incominciai a far politica nel Prt (Partito revolucionario de los trabajadores), dichiarato illegale dal governo di Isabelita Peròn l’anno dopo” esordisce.
“Nel settembre ’76 – racconta – per ben due volte nello stesso giorno, una banda armata di 8 uomini (di cui 7 incappucciati) giunti su auto della polizia ma senza targa, fa irruzione in casa mia per sequestrarmi.  Io ero fuori e allora ribaltano tutte le stanze, mettono al muro con i fucili puntati mia madre e alcuni studenti universitari ai quali mia madre affittava le camere. Rubano nel negozio dei miei e distruggono molti oggetti, ritirandosi solo a tarda notte”.
 “Da allora – aggiunge – fui costretto alla clandestinità fino all’esilio in Europa, il 26 febbraio ’77, con documenti falsi. Dopo aver girato per un po’ in Spagna, Francia e Italia, rientrai di nascosto in patria per organizzare la fuga di centinaia di altri militanti: era l’Operazione Tanga, che riuscì perfettamente, tranne che per due ragazze, fermate alla frontiera dalla polizia senza che si saprà più niente di loro”.
 “La polizia e i servizi segreti militari ci inseguono fino a Parigi – sottolinea – cercando d’infiltrarsi nella comunità di esuli. La maggioranza di questi compagni, assieme ai loro cari, chiede asilo politico in Francia, Svezia, Svizzera, Spagna e Italia.  Il 95% di essi rientrerà in Argentina con il ritorno della democrazia nell”84. Nel frattempo io mi ero sposato nell”80 con una ragazza italiana l’anno dopo aver regolarizzato i miei documenti, non avendo precedenti penali”.
Eduardo vive per anni nella nostra provincia facendo il carrozziere e svolgendo attività di solidarietà con la resistenza argentina e denuncia fra i primi in Italia la tragica sorte dei desaparecidos. Ma anche da noi la vita per lui non è facile. “Nell”84 – spiega – la mia azienda ci mette in cassa integrazione; dopo due anni fallisce e io entro all’Alfa Acciai di Brescia, azienda in cui ho lavorato fino alla pensione nel 2022. Da allora mi dedico al volontariato nel Fai, ente culturale per il quale conduco visite guidate ai diversi monumenti di Brescia e della sua  provincia”.

L’appuntamento con lui per i ragazzi del Don Milani venerdì è alle ore 11.